Quando nel lontano marzo 1986 si doveva pensare ad un logo che avesse l’ardua pretesa di rappresentare un’ipotesi di salvaguardia dei luoghi natali di Luigi Pirandello e sintetizzare la complessa risposta che il pensiero dell’Autore aveva dato alla crisi dei valori della Borghesia del Novecento, non esisteva né l’Associazione “Il Cerchio” né il Parco Letterario.

Un gruppo di giovani progettisti, presi da una sorta di impegno volontario per la valorizzazione di Agrigento, città di antichi fasti e di note testimonianze, purtroppo poco fruibili cosi coniavano questa strana ed originale locuzione.

Si passava dalla terminologia araba Cavusu che vuol dire arco, insenatura, alla circonferenza, al cerchio; dallo Xaos cosmogonico tanto caro all’Autore, al Caos toponomastico della contrada natia.

Il cerchio…, geometricamente una figura perfetta, senza spigoli, a dir di Platone, perché in essa non si annida il vuoto che è simbolo del nulla e del non essere; un disco che rotola, s’avvolge con infinite circonferenze dalla più piccola, il centro, idea di punto, alla più grande il proprio contorno, fin oltre anche a quell’estremo apparentemente escluso ma spazio determinato e complemento infinito.

Sulla circonferenza non c’è origine né fine; per questo è un segno dello spazio ma anche del tempo, cioè di tutto ciò che scorre senza mai fermarsi.

Pare che in questa curva si esprimano assieme le forme trascendentali del conoscere: spazio e tempo che ci fanno esistere ma ci allontanano dall’essere, ingabbiano, come la cornice nera del marchio del nostro Parco, il logos che pulsa, fatto di eguaglianze e diversità, è in esse che l’eterno divenire si fa realtà, apparenza e si concretizza nelle convenzioni delle misure.

Dal perenne fluire alle forme s’innesta la necessità di un tempo scandito e di uno spazio misurato senza i quali sarebbe impossibile vivere. Ma il caos prodotto dalle forme risulta poi piuttosto banale e grottesco e in esso bisogna trovare anche le ragioni stesse del vivere che sono fare e raccontare: il fare e il pensare le vere risposte della Storia al Caos.

La consapevolezza di certe situazioni descritte cosi bene dall’Autore perché vissute e ancor oggi reali crea un’esigenza a migliorare la contingenza.

Sembra che ci abbia costretto a partecipare ad un concorso, ci abbia spinto a vincerlo e dia ancora linfa contro le prevedibili difficoltà. Conoscere la realtà nuoce a volte nel quotidiano ma ci dà forza per portare questa nostra vecchia Akragante verso gli splendori di un tempo. L’Associazione “Il Cerchio” voleva essere una scuola di scommesse e il Parco Letterario è una di esse. Infatti per fortuna in una città a volte abulica a tratti grottescamente affaristica serpeggiano ancora come grandi divinità Ctonie Empedocle, Pirandello e quel “Logos” perenne.

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